lunedì 19 dicembre 2011

da Chicco Testa

Ad un certo punto tocca eleggere un nuovo Presidente dell’ Arci, siamo nel 1983, dopo la bella Presidenza di Enrico Menduni. Il posto tocca, come da tradizione, ad un iscritto al PCI e io sono il giovane (?) e promettente segretario della neonata Lega per l’ Ambiente. Si fanno le consultazioni di pragmatica fra i segretari regionali e provinciali e quasi all’unanimità vengo indicato come il successore naturale. Ne vado fiero. Senonchè ... senonchè con Realacci e altri giovanotti legambientini avevamo cominciato a frequentare alcuni dissidenti polacchi ( c’era ancora il muro, solido e grosso) che ci avevano spiegato che la nostra battaglia pacifista non era giustificata, se non si fosse accompagnata a quella per la libertà. La loro, che stavano sotto la dittura sovietica e a cui noi apparivamo, oggettivamente, amici dei russi. “Se non ci fosse l’ America, dicevano loro, noi saremmo ancora più schiavi e voi la battaglia la fate solo contro gli USA. Siete quindi, sempre oggettivamente, amici dei nostri dittatori russi”. Quanto avessero ragione lo avremmo capito solo molti anni dopo, ma qualche dubbio comunque riuscirono a mettercelo in testa già allora. I sovietici, diciamo, proprio simpatici non ci stavano. Anzi. Cosicchè   decidemmo di partecipare ad una manifestazione milanese , insieme a vari gruppi cattolici, indetta sotto lo slogan “pace e libertà”.Che nel linguaggio politico di allora significava “ no  ai missili americani, ma anche no a quelli russi e alla dittatura sovietica”. Per la verità io in qui giorni stavo a Parigi, dove avevo conosciuto la mia futura moglie, ma detti comunque il necessario benestare. Torno da Parigi e Aldo Tortorella offre a Enrico Menduni un caffè da Rosati, a Piazza del Popolo, a Roma. Nel corso del quale gli comunica che Pajetta si è preso un’incazzatura super per quella manifestazione e che sarebbe quindi bene che io rinunciassi alla Presidenza dell’ ARCI.Menduni a sua volta mi offre un caffè e mi riferisce. Che dovevo fare? Smisi di bere caffè, presi atto e obbedii. E fino qui è solo una storia di errori politici ( non i miei , che avevo ragione) e di disciplina di partito. Ma il calice andava bevuto fino in fondo, con tutti i riti del caso. E così fui costretto a pronunciare un discorso di fronte ai compagni comunisti dirigenti dell’ ARCI, convocati nel mitico salone del Comitato Centrale a Botteghe Oscure, dove “spintaneamente” spiegai i miei errori le ragioni profonde e naturalemnte completamente fasulle per cui preferivo non ricoprire quell’incarico e continuare il lavoro in Lega Ambiente. In sala tutti ridevano, ma fecero finta di niente. All’ Arci non mancava il senso dell’umorismo.  Mi presi la rivincita un po’ di anni dopo, quando, Deputato del PCI, partii per Varsavia, pieno di dollari nascosti in pacchetti di pasta Barilla, e consegnai la merce agli amici dissidenti polacchi, che stavano per riconquistare la libertà. Di chi fossero quei soldi non lo ho mai saputo. Ma ho dei sospetti.

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