giovedì 8 dicembre 2011

da Domenico Talia

La politica degli anni settanta era fatta di scontri duri, di tante manifestazioni. Noi del PCI ovviamente eravamo a sinistra ma erano tanti quelli che facevano di tutto
per considerarci la stampella della DC, ad ogni occasione e in ogni corteo di studenti, la sinistra extra-parlamentare quasi si divertiva a farci apparire come conservatori.
Avevo 18 anni, ero già iscritto al partito e avevo un ruolo di dirigente della FGCI della mia zona in Calabria. La mattina del 16 marzo 1978 ero a scuola (ultimo anno di
Liceo) come tutte le mattine quando non c'era uno sciopero. In quell'anno tra scioperi e manifestazioni non si andava spessissimo a scuola. Saranno state le 10 e mezza
o le 11, il bidello bussò alla porta della 5a C, la professoressa lo fece entrare e lui chiese di me. Mi aspettava il preside. Scesi giù e, insieme al Preside, trovai un
compagno del Direttivo di zona. Non mi aspettavo che un compagno del PCI venisse a trovarmi o a prendere a scuola. Capii subito che qualcosa di grave doveva essere
successo. Lo salutai e lui mi disse senza attendere: "Stamattina hanno rapito Moro. Dobbiamo organizzare una manifestazione, bisogna reagire a questo atto orribile.
Dovresti venire subito in sezione." Rimasi di sasso, non potevo immaginare una cosa simile. I tempi erano difficili, ma non credevo fino a quel punto. Naturalmente il
Preside mi disse che potevo andare. Tornai per un attimo in classe a riprendermi i libri e il giaccone. Lo dissi ai miei compagni. Quelli mi guardarono come un marziano.
Qualcuno continuò a fare quello che stava facendo senza scomporsi più di tanto. Scesi di corsa e uscimmo insieme dal Liceo. La giornata passò tra telefonate, manifesti
e la manifestazione unitaria del pomeriggio. Era il tempo di quelli "né con lo Stato, né con le Br". Da quel giorno molte cose non furono più come prima. Ricordo anche
che il Congresso Nazionale della FGCI a Firenze quell'anno fu ritardato di qualche giorno a causa della vicenda Moro. La vicenda fu lunga e finì tristemente nel maggio
di quell'anno.
Qualche anno fa ho rivisto alcuni vecchi compagni di scuola, dopo più di trent'anni. Più di uno di loro per prima cosa mi ha ricordato quel mio annuncio in classe, la
mia faccia preoccupata e loro che non avevano capito la gravità di quel fatto.

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