giovedì 1 dicembre 2011

da Ivan Di Roberto

Sono stato iscritto al PCI.
Insieme a tanti altri compagni sono stato sempre nell’apparato tecnico della Federazione Napoletana. Abbiamo prestato la nostra opera, con abnegazione e sacrificio, con altruismo e disciplina, sempre a favore della sicurezza di uomini è beni del PCI.
Abbiamo fatto quelli che altri compagni non volevano mai fare, siamo andati dove tutti si rifiutavano di andare, abbiamo portato a termine quello che gli altri si sognavano di fare. Abbiamo sedato animi indemoniati e smascherato finti angeli.
Abbiamo ascoltato cose che nessuna intercettazione potrebbe emulare, visto fatti che nessuna telecamera riuscirebbe a riprendere.
Abbiamo affrontato indescrivibili rischi senza pretendere mai nulla in cambio, sempre nell’ombra, con umiltà e tenacia. Abbiamo dato tutto il nostro impegno, il nostro amore, la nostra professionalità, quasi sempre ricompensati con un semplice grazie, che ci gratificava più di ogni altra cosa.
Nei momenti drammatici vissuti non potevamo permetterci il lusso di rimanere scossi o versare lacrime, spesso riusciva ad indebolirci solo la stanchezza.
Grazie alla formazione del PCI, sia a livello nazionale che locale, spesso paragonata al ministero degli interni, siamo stati sempre in grado di tutelare uomini e donne ritenuti a rischio. Da Berlinguer all’ultimo segretario di sezione, da Pio La Torre a M. Valenzi, da A. Natta a Bassolino, da P.Ingrao a N.Jotti . E’ poi le feste dell’Unità, i convegni internazionali, le manifestazioni le strutture di partito. La nostra presenza tranquillizzava tutti, la vita di tanti esponenti veniva consegnata nelle nostre mani, mentre i dirigenti si concedevano completamente con estrema fiducia.
Grazie a tanti compagni di quel PCI, molti dei quali non ci sono più.

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