giovedì 1 dicembre 2011

da Umberto Radin

La riunione era stata convocata d’urgenza con il solito passaparola, già, i cellulari mica esistevano….
Era una sera d’inverno del 1976 e io avevo 18 anni, il freddo era pungente come solo a Torino riesce ad essere, l’aria sapeva di officina e di nebbia. Camminavo veloce verso quel cavalcavia che unisce il quartiere operaio dove sono nato, Barriera di Milano, con un ‘altro quartiere operaio, Borgo Vittoria, lì esattamente in via Chiesa della Salute c’era la Federazione del PCI..
Arrivo in Federazione e la riunione è appena iniziata , il segretario Provinciale della FGCI, mi guarda con una smorfia di disappunto per il ritardo, la riunione è nervosa, veloce, gli interventi si succedono rapidi ; non è una riunione di quelle un po’ liturgiche con relazione fiume , interventi e conclusioni cadenzate ed un pò scontate, è una riunione vera, si deve decidere come organizzare uno sciopero d’ emergenza in risposta ad una aggressione fascista, avvenuta a Milano.
Noi figiciotti, avevamo non solo il problema di dare “politicamente” la risposta giusta, ma anche quello, ben più complicato, di non lasciare la gestione della piazza ai soli gruppi extra- parlamentari, Lotta Continua, in primis. Quindi, decise le modalità organizzative ed i contenuti politici dello sciopero, non ci rimaneva che ciclostilare i volantini e farli arrivare in tempo ai responsabili delle cellule delle Scuole di Torino.
Ci aspettava una lunga notte, in Federazione non si potevano ciclostilare i volantini per tutte le Scuole, così io e Davide Padroni, l’uno responsabile della Zona Nord, e l’altro della Zona Centro decidemmo di andare nella mia sede per produrre i volantini e far un po’ di telefonate, ben sapendo che ormai passata la mezzanotte, in alcune famiglie “Borghesi”, non inclini alla pratica e militanza comunista, avremmo creato dei problemi, fra genitori e giovani figiciotti.
La Zona Nord della Fcgi si trovava nel cuore del quartiere operaio, il silenzio della notte veniva interrotto solo dal rumore del nostro ciclostile, non proprio silenzioso, io e Davide ci guardavamo nervosi e trepidanti, non avevamo affatto la certezza che i compagni sarebbero venuti a ritirare i volantini, poi la porta incomincio a cigolare ed assonnato entrò il primo compagno, dopo di lui altri ed improvvisamente la sede incomincio a riempirsi di compagni che volevano sapere, discutere, organizzare la manifestazione che ci attendeva.
Alle 4 del mattino, potevamo dichiararci soddisfatti, mancavano all’appello solo quattro scuole, evidentemente dopo le nostre telefonate, in quelle famiglie aveva vinto la reazione, ed i figli rivoluzionari non erano riusciti a convincere i genitori della bontà dell’azione a cui erano stati chiamati nel cuore della notte.
Così presi i pacchi di volantini, ci incamminammo verso quelle Scuole che il destino voleva escludere dalla lotta e dallo sciopero.
Per decenza, non racconto gli argomenti di conversazione che accompagnarono la nostra gloriosa marcia per il centro di Torino, né tanto meno, dove e come nascondemmo i volantini che occorrevano poche ore dopo, per non essere spiazzati dal volantinaggio che i “gruppettari” avrebbero sicuramente svolto in solitudine se non ci fosse stato il nostro eroico sacrificio.
Il giorno dopo fu un successo, la Fgci fu protagonista di quella manifestazione e noi potemmo andare a dormire orgogliosi e soddisfatti.

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