lunedì 9 gennaio 2012

da Nando Santoro

Febbraio 1980. I sovietici hanno invaso l'Afghanistan da alcune settimane. Si è discusso a lungo se e quando fare un dibattito sulla questione. E poi: discutere solo nel direttivo? Fare un direttivo “allargato”? Da segretario del circolo della FGCI, ero “invitato permanente” alle riunioni dell'organismo, senza diritto di voto. Si decide, alla fine, per la convocazione di un'assemblea degli iscritti. E si stabilisce di farla un sabato sera, per consentire a tutti di partecipare. La Federazione invia il segretario di zona.
Più di 100 persone presenti (su 300 iscritti). Al loro posto – cioé in fondo alla sala - i figgicciotti.
Introduzione del segretario della sezione che, con equilibrio ammirevole, riesce a dare torto all'Armata Rossa e ai Mujaheddin.
Primi interventi di marca filosovietica, abbastanza scontati, ché si tratta dei compagni più anziani. Noi ragazzotti li ascoltiamo con defernza, ma quando uno di loro afferma che “i ragazzini afghani hanno accolto con i fiori e gli applausi” il soldato Ivan, ci scappa un sorrisetto. La Presidenza ci fulmina con lo sguardo. Poi parla l'ingraiano, che critica aspramente l'invasione. Da quel momento in poi, si sfiora più volte la rissa: compagni che posano platealmente la tessera sul tavolo della presidenza, filosovietici che nei loro interventi parlano della necessità dell'intervento militare per contrastare la reazione filoamericana, altri che criticano aspramente le scelte del Pcus, infiniti botta-e-risposta sulla differenza fra “imperialismo” (che è americano) e “politica di potenza” (che è quella sovietica, è la stessa cosa ma come fai a dire che i russi sono imperialisti). Scontro sanguigno, il contatto fisico viene evitato solo perché ci sono le compagne che tengono a bada i mariti.
Dopo circa 4 ore, la parola al segretario di zona. Noi ragazzini pensiamo: mo' questo ci fa un cazziatone per i modi a dir poco esagitati con cui si è discusso. E infatti.
“Compagne e compagni – esordisce Velardi – prima di tutto, una premessa di metodo”. Eccolo là. “La prossima volta, mai più queste riunioni il sabato sera. Il sabato sera dobbiamo stare con le famiglie, andare al cinema, fare una passeggiata. Ma vi pare che possiamo stare 4 ore chiusi qua dentro a litigare sull'Afghanistan mentre il mondo gira per conto suo?”. I filosovietici si guardano perplessi. Qualcuno gli dà sottovoce del “provocatore”. Noi ragazzotti, infami, sorridiamo.

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