venerdì 21 settembre 2012

Da Giovanna Borrello

TRA  CGIL  e PCI: vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor………… 

Ho cominciato a praticare la politica nelle aule universitarie nel ‘68. E poiché avevo scritto sui muri dell’Università per circa 3 anni di seguito frasi come “Il PCI Revisionista” e così via, con la crisi del movimento non mi fu facile iscrivermi a quel partito che avevo osteggiato con tanta ostinazione. Virai, dunque, verso la CGIL , che negli anni ‘70 si poteva definire un vero movimento di massa, e quindi più in continuità con il movimento studentesco. Ho ricoperto ruoli importanti a livello territoriale presso la Camera del lavoro di Napoli (la prima coordinatrice delle donne) e la CGIL Nazionale Scuola. Mi iscrissi anche al PCI nel ‘74 senza la costanza del vero militante. Capii alcune caratteristiche di questo partito all’indomani di un Convegno organizzato dal Sindacato Nazionale Scuola a Genzano, presso la scuola di formazione politica della CGIL Nazionale. Eravamo in pieno femminismo, verso la metà degli anni ‘70, le protagoniste erano in buona parte insegnanti iscritte alla CGIL scuola. Di questo dato si erano resi conto l’allora segretario Bruno Roscani e Gian Mario Cazzaniga, responsabile del settore universitario. Da bravi dirigenti, quindi, pensarono che fosse opportuno per capire meglio i problemi della categoria molto femminilizzata e femministizzata, dotarsi di uno strumento che chiamammo esecutivo “Donna-Scuola–Sindacato”. Il nucleo principale di questo organismo era formato oltre che da me e da Anna Franca Tana, iscritte al PCI, da Rossana Pace del PSI. Dopo qualche anno di lavoro sul territorio decidemmo di organizzare un convegno nazionale di verifica politica. Già la fase preparatoria fu complicata, perché tra i promotori figurava il coordinatore dell’esecutivo che era un maschio, tra l’altro disgraziatamente con un cognome molto fallico, Cazzaniga. Questa infelice circostanza attirò su di noi critici strali e irripetibili invettive delle iscritte inferocite della CGIL scuola di tutta Italia. Ma fu poi il Convegno una vera catastrofe! La relazione iniziale di Cazzaniga fu tollerata a malapena, filtrata da noi donne riconosciute dal movimento; le conclusioni fecero, invece, del tutto precipitare la situazione. La compagna della Segreteria Confederale Donatella Turturo, una donna intelligente, chiamata lì per la sua grande esperienza a gestire assemblee difficili, presa, forse, da ri-sentimenti tipicamente femminili alla vista di tante belle e gaie donne in abiti fiorati zoccoli (la nostra divisa) Lei stretta in un triste tailleur grigio scuro, iniziò le sue conclusioni precisando volutamente che il convegno non era “un convegno delle donne ma sulle donne”. Al risuonare di quelle sacrileghe parole, che avevano affondato il coltello nella piaga della tanto discussa questione “donna oggetto”, ci fu una levata di scudi: attacchi isterici, urla, pianti, mentre una nutrita schiera di donne si staccava dal resto dell’assemblea e si dirigeva verso la presidenza, qualcuna agitando anche tra le mani gli zoccoli, in segno di protesta. La compagna confederale fu portata a stento in salvo dal direttore della Scuola di Genzano, il compagno Buonadonna, Salvatore di nome e di fatto, che, quale capitano coraggioso, guidò un manipolo di robusti e fieri operai (impegnati in un’aula adiacente) al grido: salviamo la presidenza e la Turtaro dall’attacco femminista. Il PSI non condannò l’accaduto, Rossana Pace non subì contraccolpi; Anna Tana ed io, invece, iscritte al PCI, fummo chiamate in giudizio da Adriana Seroni e processate: l’accusa era di non aver saputo gestire la situazione ,perché non avevamo concordato prima la “linea” con la Sezione Femminile del Partito. Quando io, per difesa, usai l’argomento(in quel periodo molto dibattuto) che la CGIL non era più “la cinghia di trasmissione” del PCI, mi fu detto a chiare lettere che una cosa erano i proclami congressuali e gli slogans della propaganda un'altra le azioni politiche concrete. Fu per me, questo, il vero primo incontro o impatto col Partito Comunista Italiano. Quel granitico compatto PCI mi apparve per la prima volta quale era in realtà: un Giano Bifronte. Giovanna Borrello 

1 commento:

  1. Ho letto storia di un operaio napoletano e consultato tutto quelle che gli riguarda pubblicato on-linema ho notato che pur dilungandosi sulla storia e vita del C.,nessuno ha fatto riferimento alla sua prima e (vera)moglie che arginò e supporto con grandi sacrifici.lei e i quattro figli che il C.gli lasciò,le scelte discutibili o meno del marito,in questo modo non si serve la giustizia ! o no ?.

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