giovedì 17 novembre 2011

da Angelo Zuppardo

Siamo nei primi anni 80, in una cittadina siciliana di 100000 abitanti con un grande petrolchimico: Gela.
La città è da sempre un luogo di forte radicamento del PCI, ma anche della DC.
Camminavo in uno dei tanti pomeriggi di sole incontro un amico che mi aveva affermato che nella sezione locale del PCI si organizzano corsi di KARATE, non sapevo cosa mi ha spinto ad iscrivermi al corso, forse la noia, forse il sapere che mio Padre votava quel partito o solamente che quel giorno il destino decise cosi’.
M’iscrissi, c’era un salone grande, che poi diventò con la FGCI la sala da ballo più frequentata dalla città, un drappo rosso con una serie di foto che allora non sapevo chi erano. Poi scoprì che erano Berlinguer, Togliatti, Di Vittorio…
Iniziammo il corso, ancor oggi non so se l’istruttore conosceva il Karate o era un compagno che doveva in qualche modo parlarci, eravamo una decina di ragazzi. Due ragazzi restarono, non impararono nulla di Karate, uno, dedicò tutta l’adolescenza alla politica, io, dall’altro lato dell’Italia, sono ancora quel ragazzino.
Tutto inizia così, una militanza, una passione ma anche un gran dolore.
Poi, la storia ci mette lo zampino, ogni settimana un volantino, con un vecchio ciclostile che a muovere la manovella ti spaccava le braccia, presentavamo le liste nelle scuole superiori con un unico motto, lista Arcobaleneno, la comunicazione politica non era il nostro forte.
Avevamo fatto la FGCI, che, quando lo dicevo ai miei amici, la confondevano con la Federazione Gioco Calcio, che palle pensavo io.
Infine in una delle tante riunioni della Lega Studenti Medi fed.alla FGCI, ci ponemmo una domanda politicamente decisiva per il futuro dell’organizzazione, ma le ragazze perché non ci sono? Abbiamo deciso unanimemente di avviare una forte campagna di mobilitazione presso il Magistrale, immagino capite il perchè. Gran risultato, finalmente arrivano le ragazze e con loro i primi amori, gli appuntamenti in sede, le feste, le lunghe attese al cabina telefonica per telefonare. Di quel gruppo di compagni molti di loro oggi sono marito e moglie. Ancor oggi mi chiedo se molte di quelle ragazze erano lì perché convinte della loro militanza o solo perché ci volevano un gran bene. Grandi Feste, tante iniziative, cineforum, manifestazioni contro la Falcucci e quanti viaggi per i congressi, che fatica convincere i genitori a lasciarci andare, ma il segretario della sezione PCI garantiva per tutti. Forse no si è mai reso conto dei pericoli che correva. Ad un tratto nella città qualcosa cambia, comincia una guerra fratricida da cosche mafiose, vengono uccisi in un anno più 300 persone, una guerra. Soli, non sapevamo che fare, all’inizio del primo omicidio, tutto sembrava abbastanza normale, anche per il Partito. Noi eravamo colpiti, forse capimmo o solo la nostra gioventù si rifiutava di accettare una violenza. Un'altra decisone, facciamo una manifestazione contro la Mafia. Non fu un gran successo, eravamo 300 ragazzi, pochi, urlavamo come dannati la nostra rabbia, la vicenda politica peggiorò gli omicidi erano all’ordine del giorno. Quel gruppo di ragazzi diventò, malgrado se stessi, un punto di riferimento della città.
La situazione peggiorava, le manifestazioni erano piene di ragazzi, la stampa parlava dei ragazzi di Gela, devo affermare che noi non ci sentivamo così importanti, oscillavamo tra un volantino e un altro, tra i nostri amori, tra le nostre crisi adolescenziali che il comp. Claudio Lombardo segr.Prov FGCI sopportava settimanalmente. A pensarci oggi quei ragazzi fecero qualcosa d’eccezionale, si opposero alla mafia, mobilitarono il Partito, aprirono una speranza alla città, diventammo senza accorgercene soggetti politici, molti furono intervistati da reti nazionali, io incontrai Enzo Biagi, altri andarono da Santoro, altri sono citati nel libro di Nando dalla Chiesa il giudice ragazzino. La cosa più straordinaria fu quando una sera dopo un altro omicidio in una saletta di video giochi, dove morirono tanti ragazzi come noi, via un'altra decisone. Domani le ragazze del Magistrale, in definitiva questa è una storia di donne, fanno un’assemblea e scrivono al Presidente della Repubblica allora Cossiga. Detto, fatto, la lettera andò su tutti i giornali italiani. Passarono circa 15 giorni e Francesco Cossiga, chiese un incontro con quei ragazzi. Andammo, la compagna che doveva leggere la lettera davanti al Presidente, appena le offrirono da bere avvicinò il bicchiere alle labbra e dall’emozione si sentiva il tintinnio dei denti sul bicchiere. Il Presidente capì e risolse tutto con una battuta. Pazzesco! Venti ragazzi della periferia Siciliana lì al Quirinale. Poi l’incontro alla commissione antimafia, alla CGIL ed infine a Botteghe Oscure, parlò Cuperlo, gran successo tra le ragazze, l’unica cosa che mi confortava ai tempi era che anche lui aveva l’erre moscia come me.
Il Presidente venne in visita a Gela. Portò un palazzetto dello sport da realizzare, ci vollero venti anni per farlo. Ora è lì il PalaCossiga.
Poi il tempo fa la differenza, forse stavamo crescendo, o non arrivarono le risposte giuste, ma tutto lentamente scemò, molti s’iscrissero all’università, altri iniziarono l’agonia di ricerca di un lavoro, altri invece si stufarono. Io restai, unico di quel gruppo in politica. Fu una bell’esperienza ma anche un gran dolore quando con il tempo m’imbattei nella politica adulta, ma questa è un'altra storia.
Ah! dimenticavo. Io non ho mai dimenticato la mia prima ragazza conosciuta in FGCI.

Nessun commento:

Posta un commento