domenica 20 novembre 2011

da Nicola Bozzo

Credo sia stato nel 1986.Alla fgci ci "applicavamo" su Comiso, all'aurorale
movimento contro la mafia degli studenti, e sulla marcia per il lavoro che
attraversava numerose citta' italiane.Venne il turno di Messina, io ero un
diciassettenne segretario, non so per quale combinazione c'erano Vendola,
Giordano, credo Folena. Forse perche' si celebravano le elezioni regionali in
Sicilia. Il giorno prima avevo presentato Natta, non senza emozione,
ricevendone un abbraccio ed un sorriso pulito.La marcia per il lavoro ando'
benissimo,tutte le scuole scioperarono, un corteo che riempiva il cuore.Ad un
tratto mi arrivo' la notizia che il padre del segretario regionale della fgci
siciliana, Nino Tilotta,era morto. Nino e' stato ed e' una persona rara,
generosa, appassionata, coraggiosa. Dunque la dimensione della morte, come una
specie di livido contrappunto del destino entrava in quella dimensione
collettiva, la cui "qualita" era il futuro, reclamato, preteso, desiderato.Nessuno
di non sapeva come dira a Nino di questa tragedia, Nino che stava li' con noi,
sapendo del padre agonizzante, ma solidale. Ci facemmo forza, lo abbracciammo,e
mentre il corteo sfavillante e colorito si concludeva in una giornata di sole,
che sembrava benedirci,lo accompagnammo a Palermo. Alle spalle quell'esplosione
di vita e liberta', di fronte a noi, una della prime esperienze della morte e
del distacco, che da compagni, cercammo di cum-dividere.

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