domenica 20 novembre 2011

da Massimo Micucci

La mia vita da dirigente politico iniziò con un Putsch. Ero iscritto alla FGCI dal 1968. dopo aver portato panini e risultati ai seggi vennero le manifestazioni del’autunno caldo. Non mi piacevano gli estremismi. Ero figlio di un funzionario del PCI passato presto dalle Frattocchie. Dopo lo scioglimento della FGCI nei dibattiti presso la federazione di Via dei Frentani, Giuliano Ferrara ,Antonello Falomi, Dario Cossutta e anche Paolo Franchi discutevan se il movimento dovesse essere anticapitalista o antimonopolista. Io mi muovevo nella mia scuola contro il fascismo. Veniamo al Putsch: per ricostruire una FGCI il PCI nel 1970 si era affidato ad un gruppo di giovani intellettuali amendoliani, come me antiestremisti capeggiati da Dario Cossutta, figlio di Armando poi diventato economista e venture capitalisti, ma i giovani su quella linea non ci seguivano, anche quelli non ostili al PCI. Una sera mio padre mi fece uno strano discorso spiegandomi che sarei entrato in segreteria. Disse che la FGCI a Roma si era chiusa. Il Partito aveva selezionato i quadri più dinamici e aveva deciso di commissariare la FGCI mettendola in mano ad un nuovo gruppo dirigente. Cossutta andava “deposto” e doveva essere nominata una nuova segreteria con Gianni Borgna, già dirigente locale del PCI, Valter Veltroni, Giulia Rodano, Luciano Consoli, Ferdinando Adornato, Goffredo Bettini (più tardi). Si tenne la riunione , il braccio di ferro di interventi fu brevissimo, si decise una soluzione transitoria, con Borgna coordinatore e Cossutta ancora per poco segretario, noi tutti dentro. Non era un governo di tecnici, ma neanche una decisone democratica. Si aprì il passo ad un periodo incredibile : referendum sul divorzio, movimenti per la riforma della scuola, le regionali del 75, fino al 1977. A quel 5 piano di Via dei Frentani c’era un senso di comunità, di libertà, una sfida a chi leggeva di più, uno sforzo di costruire e di allargare, che non è più tornato.

Nessun commento:

Posta un commento