venerdì 18 novembre 2011

da Paolo Birolini

LA GIARRETTIERA ROSA IN SINTESI…

Iscritto alla FGCI praticamente adolescente, (14 anni nel 1973), la crisi di vocazioni dell’epoca mi portò nel giro di sei mesi a diventare segretario di un circolo (Ho Chi Minh – Arpino) con ben 16 iscritti. L’itinerario fu veloce, 160 iscritti in un anno mi portarono a fare il segretario della Zona Frattese-Afragolese due anni dopo. Nel frattempo era arrivato il ’77 e, pur iscritto al PCI appena maggiorenne, la distanza dall’ortodossia aumentava. Rimasi a collaborare alla pagina regionale de l’Unità e ad una Radio Città che credo trasmettesse da Soccavo. Facevo una trasmissione sulla poesia. Grazie alla Radio, ed all’amico Velardi, ottenni un’intervista sulla poesia a Paolo Conte, che era a Napoli alla Festa de L’Unità che si svolgeva in Villa Comunale (l’anno esatto non lo ricordo, forse il ’79).
La serata prevedeva un concerto con Sergio Endrigo e lo stesso Conte. Prima del concerto andammo a cena al ristorante della festa. A tavola eravamo in quattro: io, Claudio e i due protagonisti. Indelebile il ricordo di un Endrigo che pasteggiò a pesce spada e whisky, di un Paolo Conte col quale parlammo di testi, musica e giarrettiere rosa. Eravamo quasi a fine cena quando vedemmo avvicinarsi al ristorante un nugolo di ragazzine vocianti ed esaltate. Mi sorprese l’idea che Conte, che all’epoca era ancora un autore poco noto ai più, avesse a Napoli un tale stuolo di groupies. Poi si fece strada l’idea che, passando per amico della star, la serata poteva svoltare verso conclusioni impreviste e mi feci più vicino ed intimo al Mito…
Quando fummo raggiunti dalle fans urlanti scoprimmo che al centro delle attenzioni del corteo osannante non c’era l’avvocato di Asti bensì Edoardo Bennato, all’epoca al massimo del fulgore, che era venuto a salutare i due artisti prima del concerto. Disilluso mi apprestai ad ascoltare un ubriachissimo e stonatissimo (ma emozionante) Sergio Endrigo. A seguire mi consolò dalla feroce disillusione una birra da paracarro.
La giarrettiera rosa restò un epifenomeno che prefigurava le mie future brume padane, così cominciai a programmare le mie fughe: da quel Partito, dalle ragazzine di Bennato, da quella città.

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