domenica 27 novembre 2011

da Irene Gironi Carnevale

Sono stata iscritta al PCI…

…veramente sono stata iscritta prima alla FGCI , al circolo della gloriosa sezione “CHE GUEVARA” di Via Luca Giordano a Napoli. La mia prima tessera FGCI datata 1975 me la fece Maurizio Vinci, allora segretario di circolo. Era per me un periodo intenso e particolare e la sezione diventò la mia casa, nel senso più letterale della parola! Amici, amori, passioni, discussioni, incazzature. E poi il volantinaggio, l’attacchinaggio dove ci fronteggiavamo con i fascisti del quartiere, le campagne elettorali, gli attivi, le manifestazioni. Per la mia generazione è stato un modo per crescere provando un senso di appartenenza che i nostri figli ignorano. La condivisione di fatti che facevano la storia del nostro Paese, di cui al momento ignoravamo la portata, ci faceva sentire partecipi di un presente che volevamo, dovevamo cambiare.
Venivo da una famiglia borghese, padre militare, madre casalinga, a casa zero politica. Mi sono costruita la mia identità politica sui banchi di scuola e in sezione, faticosamente, facendo domande e cercando risposte, invidiando per anni chi aveva un padre operaio o sindacalista, chi viveva la politica , la respirava. In quegli anni ho maturato la convinzione che la politica fa parte della nostra vita inevitabilmente, il solo avere un’opinione ed esprimerla è politica ed è giusto portare avanti le proprie idee a qualunque costo. A distanza di tanti anni ancora mi incazzo quando sento affermazioni qualunquistiche del tipo:”Io non mi occupo di politica”. Sono stati anni intensi, indimenticabili di cui non è semplice parlare in due parole per la complessità delle emozioni che ancora mi suscitano. Sono stati anni dai quali è stato difficile staccarsi, proiettati in una nuova realtà dove tanti di noi si sono sentiti, e forse ancora si sentono, orfani o comunque non hanno trovato riscontro in un nuovo assetto che sentivano estraneo. Non è facile fare i conti con il tempo, non è semplice accettare i cambiamenti. Quello che posso dire è che se oggi sono quella che sono, una donna che ha affrontato e affronta le sfide della vita senza piegarsi, senza fare sconti, senza sottrarsi alle responsabilità lo devo anche a quegli anni, a quella scelta, forse la prima vera scelta interamente mia che ancora mi porto dentro. I compagni di allora li ricordo tutti, molti li sento e li vedo ancora, alcuni hanno subito strane metamorfosi ideologiche, altri sono rimasti uguali, ma quando ripenso a quegli anni l’immagine che prepotentemente prende la scena è quella di una stanza della sezione Che Guevara dove noi, intorno all’unico che sapeva suonare la chitarra, cantiamo “La locomotiva” di Francesco Guccini. E vi garantisco che un ricordo del genere non è poco!

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