lunedì 21 novembre 2011

da Raffaele Savarese

A 16 anni con grande incoscienza firmai un contratto di fitto per un locale nel mio comune per fare la sede della FGCI, fortunatamente andò tutto bene perché eravamo in tanti e riuscivamo a pagare. A 21 anni entrai nelle ferrovie dello stato destinazione Torino, officine FS via Pier Carlo Boggio, Il primo giorno, ancora con la valigia in mano trovai ai cancelli d’ingresso i compagni della CGIL che immediatamente mi iscrissero al sindacato ancor prima di timbrare il mio primo cartellino. Due anni dopo trasferito nelle officine di Santa Maria La Bruna (Torre del Greco Na) è ripresa la mia militanza nel PCI. Segretario della cellula PCI di fabbrica, diffusione quotidiana dell’Unità (150 copie al giorno) arrivammo a 350 iscritti su circa 700 lavoratori. Trasformammo la cellula in sezione ferrovieri PCI con sede in Santa Maria la Bruna. In quel periodo fu assassinato Pio La Torre, mentre molti gli intitolavano la sezione noi decidemmo di intitolarla al suo autista Rosario Di Salvo assassinato insieme a lui. Ho frequentato spesso la scuola di partito a Frattocchie con il compagno Lucio Libertini costituimmo il coordinamenti nazionale dei ferrovieri comunisti e per circa 10 anni sono stato uno dei tre responsabili nazionali, la nostra sede era una stanza di via delle Botteghe Oscure a Roma. Tengo ancora gelosamente conservato articoli di giornali dove sono riportati stralci di miei interventi a varie iniziative di partito, ma il più bello uscì sul nostro settimanale Rinascita in un’assemblea con Lama e Berlinguer nella sede del CC a Roma. Fino alle scorse amministrative 2011 ho fatto quattro legislature al mio comune di cui tre da Assessore e una da semplice consigliere. Ma l’episodio più bello per me è avvenuto nel 1983, quando la federazione di Napoli mi candidò alla camera dei deputati il cui capolista era Giorgio Napolitano. Quaranta giorni di campagna elettorale insieme al nostro attuale e grandissimo Presidente non potrò mai dimenticarli. Di quella esperienza ricordo il comizio a piazza del Plebiscito di Enrico Berlinquer, in qualità di candidato ebbi il permesso di stare sul palco, al mio fianco Napolitano, Valenzi e tanti altri, davanti a noi circa 200 mila persone. Berlinguer parlava avendo nelle mani una penna e una scaletta di appunti, a tutti noi colpì il fatto che mentre parlava scriveva e arricchiva quella scaletta di appunti, ad un certo punto Maurizio Valenzi stupefatto esclamo: ma che uomo.

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