domenica 20 novembre 2011

da Carmine Scafa

Mi iscrissi alla Sezione Arenella del PCI alla fine del 1975 o forse intorno ai primi mesi del 1976. La mia fu una scelta comune al gruppo di amici con i quali condividevo studio, svago e posizioni politiche marcatamente di sinistra.
In particolare, per quanto mi riguardava, provenivo ( come il mio amico Gino Nuzzi) da esperienze, a dire il vero molto “soft”, in gruppi extraparlamentari ( PDUP per lui e Lotta Continua per me ) maturate nel corso degli anni di studio ( si fa per dire) presso la notissima scuola, all’epoca dei fatti conosciuta come “Repubblica Popolare del Righi” ( vedere articolo dell’epoca del Corriere della Sera edizione nazionale ).
Nel corso del primo anno di Politecnico mi rendevo disponibile spesso alla distribuzione del giornale di Adriano Sofri e Guido Viale dal nome omonimo a quello del movimento che rappresentava.
I compagni della “Cellula PCI di Ingegneria” dell’epoca , guidati da Lucio Tarallo e Salvatore Mattera, mi punzecchiavano continuamente. Non avevo le sembianze standard dell’extra parlamentare ma le caratteristiche di ragazzo “inquadrato” che tanto faceva Pciiiiii, che poco si addiceva al giornale che tentavo ( vanamente ) di distribuire. Un tarlo giornaliero che unitamente ad una simpatica ironia molto “english” e ad una oggettiva preparazione sugli argomenti politico-culturali mi convinsero a fare il salto mettendo in crisi le mie giovanili passioni per LC .
Mi chiesero anche di candidarmi alle elezioni per le rappresentanze studentesche nel CdF di Ingegneria e clamorosamente riuscii anche ad essere eletto ( con lo stupore degli stessi compagni che mi avevano candidato) con 99 voti.
Ricordo l’ansia e la mobilitazione dei giorni precedenti le elezioni universitarie.
Io andavo al Politecnico con Gino ( su posizioni astensioniste così come tutti i rappresentanti dei gruppi extra), e cercavo di recuperare qualche voto convincendo i colleghi ad andare a votare.
Facevamo come “Bill il coyote” e lo struzzo ( Bee Bep ) dei cartoni animati. Andavamo insieme al “lavoro“ , ci dividevamo su fronti opposti, qualche volta arrivando a momenti di tensione con rischio rissa personalizzata fra noi due , ma la sera tornavamo insieme a casa e poi si usciva con la “comitiva “ come si usava dire allora.
La decisione di iscriverci alla Sezione Territoriale e non alla Cellula Universitaria fu conseguenza della volontà di fare una scelta di gruppo con gli amici con i quali ci si vedeva assiduamente ogni sera, al termine delle 3/4 ore dedicata allo studio condivise con Gino.
E così alla Sezione Arenella con segretario Antonio Rocco e vice segretario Angelo Puglisi ci iscrivemmo in tanti : Salvatore, Bruno, Gino, Nando, Enzo , Paolo, Pina, Sandro, Patrizia ed ancora altri che potrei avere dimenticato.
Lì conobbi una coppia di compagni eccezionali dei quali ancora oggi mi pregio di conservare accuratamente l’amicizia : Pino Ingegneri ed Annamaria de Palma.
Cambiò la vita , l’impegno giornaliero in sezione, gli attacchinaggi ( non solo in periodo elettorale), la vendita dell’Unità la Domenica a “Due Porte all’Arenella” e salendo sugli autobus di linea che passavano per Piazza Medaglie d’Oro, i fascisti e gli autonomi che alternativamente ci rendevano la vita difficile ed un po’ tormentata ( dovevamo cambiare strada ogni sera per tornare a casa), i dibattiti , le assemblee degli iscritti ed i fumosi Direttivi .
Eravamo una sezione di frontiera ; eravamo a Via Giotto, a pochi metri da Piazza Medaglie d’Oro, regno degli autonomi e culla del terrorismo ( basti pensare alla storia dei NAP).
Ma la passione civile era tanta così come le speranze.
In quel periodo Sindaco era il mitico compagno Maurizio Valenzi, Assessore al Bilancio Scippa, Segretario della Federazione e poi Assessore il compianto Andrea Geremicca , ecc. ecc.
Arrivammo al punto che dovendo dare dei contenitori pubblici per l’immondizia nella zona popolare di Cupa Gerolimini, abitata da combattive vecchiette che si rapportavano a noi, non avendo risposte positive dall’Amministrazione ( che era impegnata in altre più urgenti questioni) , per evitare di far fare una brutta figura alla Giunta di Sinistra ed al Partito , chiedemmo al compagno artigiano del ferro, nonché artista, Franco Fucito, di costruire un contenitore in ferro che pagammo di tasca nostra e del quale demmo il merito all’amministrazione di sinistra .
La felicità delle vecchiette ci rese soddisfatti, ma come dice Shopenauer, durò poco; il giorno dopo si presentarono in sezione con altre richieste ( comunque giustificate ) che , dico la verità, ci fecero entrare un tantinello in crisi.

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