lunedì 28 novembre 2011

da Roberta Filippini

Ricordi minimi del 1978. Ero una "comunista con la valigia", mandata a Benevento (per dar prova di capacitá in vista di successivi incarichi, ma allora non lo sapevo). C'era un turno di amministrative, dovevo chiudere la campagna elettorale a San Leucio del Sannio, piccolo comune vicino Ceppaloni, nel feudo di Mastella: in piazza erano stati eretti due palchi e lui se ne stava tronfio e sicuro su quello della lista di destra, insieme con un senatore missino, non ricordo il nome. Io ero sul palco di fronte, lista unitaria di centro-sinistra molto allargata: era stata imposta dai giovani della sezione, io ero lì per sostenerli. Parlò il senatore, grandi parole, parlò Mastella, grandi applausi. Poi la gente si voltò verso di noi, scettica: che ci faceva quella ragazza là sopra? Vedevo qualche bellimbusto ridacchiare, capivo che tutti aspettavano di assistere allo spettacolo della nostra umiliazione. Invece il giovane compagno fu bravissimo e anche io: mi sentivo Davide contro Golia, attaccai i notabili con ironia (genere orazione per giulio cesare...ma Bruto è un uomo d'onore). Insomma, ve la faccio breve, vincemmo perfino. Mastella fu sconfitto per la prima volta, a casa sua. Chi avrebbe mai previsto allora il suo successivo percorso politico!
Stessa campagna elettorale, sempre nel Sannio. Per il comizio mi portarono a casa di un compagno che abitava sulla piazza: avevano messo la bandiera sul balconcino della camera da letto, dovevo parlare da lì. Era sera, ero stanca, chiesi di poter andare prima in bagno, mi indicarono un pitale vicino al letto e tirarono una tenda. Feci la mia prima pipì comunista.
Il 1978 fu comunque un anno durissimo. Il rapimento di Moro, la democrazia in pericolo, bisognava orientare subito tutto il partito (qualcuno nel Pci aveva perfino festeggiato la notizia di via Fani): partì subito una campagna di assemblee e comizi, a tappeto. Una domenica ventosa di marzo io dovevo parlare a una piazza semideserta di non ricordo quale paese. Ad ascoltarmi era venuta una mia amica, intellettuale snob di sinistra, che voleva mostrare a un professore francese suo ospite come erano affascinanti le zone interne della Campania e come era liberal il nostro grande Pci, a differenza del loro settario Pcf. Feci il mio discorso a quattro gatti, con il maggior entusiasmo possibile. Attaccarono la musica di chiusura del comizio, ma con grande stupore mi accorsi subito che si trattava di "Addio Lugano bella, o dolce terra mia, cacciati senza colpa gli anarchici van via". Scoppiai a ridere. Il Pci era anche questo.

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