martedì 22 novembre 2011

da Laura Tori

Difficile estrapolare un singolo episodio dai molti anni passati dentro al PCI; alla FGCI mi sono iscritta nel 1977 ma ho avuto la fortuna di avere genitori comunisti e pure nonni e quindi in casa quell’aria si respirava ancora prima della tessera, anzi prima ero iscritta ai Pionieri, quell’associazione laica e con scopi educativi che si era inventato Gianni Rodari negli anni Cinquanta. Dunque il passaggio al partito non ricordo con esattezza quando sia avvenuto ma credo nel 1985/6 e la mia ultima tessera è stata quella del 1990, visto che il febbraio 1991 vide lo scioglimento del PCI. Dopo niente più adesioni con tessera.
Il partito era la mia, la nostra quotidianità; insieme ai compagni andavo a scuola, facevo le riunioni, ma andavo al cinema, ai concerti e anche a sciare. Ai concerti in realtà andavamo a lavorare perchè il nostro servizio gratuito da figiciotti era molto gradito ma non ci sentivamo e non eravamo sfruttati! In questo modo tra il 1976 e il 1985 circa ho avuto modo di ascoltare i Clash e i Ramones, Dalla&DeGregori, Guccini, De Andrè, i Rolling Stones! e molti altri. Organizzare concerti poi è diventato il mio mestiere e dunque pure in questo ambito devo qualcosa a quella esperienza!
I ricordi che voglio fissare in questa sede sono due: il giorno del comizio conclusivo di Enrico Berlinguer alla festa nazionale dell’Unità a Torino nel 1981 io ero ricoverata all’ospedale perchè mi ero fatta male a un occhio; le settimane precedenti avevo lavorato con i compagni alla “Festa più bella” e 5 giorni prima della fine: ferita all’occhio. Così dal mio lettino, sintonizzata su Radioflash, ho ascoltato in lacrime tutto il comizio con le infermiere che mi volevano tranquillizzare ‘che il danno all’occhio non sarebbe stato irreversibile..ma io piangevo perchè non potevo essere al parco ad ascoltare con gli altri mica per le sorti del mio occhio.
L’altro episodio si riferisce alla foto che allego: sono le bandiere della fgci di Torino listate a lutto ai funerali di Berlinguer. Dopo i due giorni di passione trascorsi in federazione in via Chiesa della Salute dopo il malore di Padova, la notizia che non avremmo voluto sapere arrivò: tutti piangevano. Dalle giovani ragazze come me agli austeri compagni del servizio d’ordine. Subito ci si riunì per organizzare la partecipazione ai funerali e ci rendemmo conto che non avevamo bandiere “belle”. Così in un pomeriggio assolato io e Umberto Radin partimmo con la mia 127 alla volta del “magazzino feste dell’Unità” di Milano e entrati nell’olimpo dei gadget del PCI (quando la parola gadget non faceva ancora parte del nostro vocabolario) comprammo 50 bandiere che la sera vennero listate a lutto da me, mia mamma e mia nonna con altrettanti nastri neri: sono appunto quelle della foto.
La vita con il partito era questo e malgrado io sia sempre stata una borderline dentro a quel partito, oggi quel luogo della condivisione, del confronto, delle liti, della crescita e delle amicizie di una vita, mi manca.

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