giovedì 17 novembre 2011

da Chicco Testa

Presi il treno una sera , anzi una notte, di settembre del 1979, da Milano Centrale: destinazione Roma. Scelsi il treno che partiva a mezzanotte ,provenendo dalla Svizzera: le cuccette erano molto più comode di quelle dei treni italiani. L’avrei preso per altri 10 mesi circa: ero diventato un dirigente della FGCI nazionale, allora guidata da Massimo D’Alema. Avevo 27 anni e sbarcavo un comodo lunario con lavori vari. La FGCI cercava sangue nuovo e sembrava che il mio gruppo sanguigno, un po’ irregolare, facesse alla bisogna. Avevo passato un anno a Milano, alla Federazioni milanese di Via Volturno ed avevo avuto il tempo per imparentarmi con le regole ed i tic della casa madre. Pajetta era venuto a Milano ad una manifestazione della FGCI, per la pace, mi pare, per preparare la quale avevamo buttato sangue. Era entrato nelle stanze della FGCI, orgogliosamente schierata, e ci aveva subito cazziato scoprendo una decina di manifesti che annunciavano l’iniziativa, abbandonati in un angolo. “ E’ così che sprecate i soldi della classe operaia?” aveva ruggito, annullando in un attimo una notte passata ad attaccare migliaia di manifesti in giro per la città. Quello era il clima,come mi veniva ricordato ogni mattina dallo sguardo di affettuoso disgusto con cui venivo osservato dal compagno portinaio della Federazione di Milano. Ex-operaio dell’ Alfa Romeo e quindi per natura sospettoso di gente con i capelli lunghi e l’abbigliamento stravagante. Ma, naturalmente, c’erano le eccezioni: i figli prediletti del Partito, nelle cui vene scorreva un sangue assai più rosso . E naturalmente il più rosso di tutti ce lo aveva D’ Alema. Già allora rispettato ed un po’ sopportato. A Roma, stavo in una stanza vicina alla sua. Ma lui non c’era quasi mai. Preferiva di gran lunga Botteghe Oscure, dove si faceva politica sul serio. Nessun dubbio, sin da allora, che, prima o poi, a Botteghe Oscure sarebbe toccato a lui. Forse non prevedeva che per arrivarci avrebbe dovuto appoggiare Achille Occhetto. Forse non sospettava nemmeno che ad attenderlo c’era Veltroni. Ma questa è un’altra storia.

Chicco Testa

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