giovedì 17 novembre 2011

da Salvatore Di Maio

Era il 1977, la Sezione Mazzella (Stella) era un punto di riferimento per molti anche grazie allo spazio che aveva e che utilizzavamo come cineforum (proiettavamo con una 35mm che un compagno operatore cinematografico ci aveva prestato) e ci piaceva intrattenerci la sera a parlare di cinema, politica e della nostra vita. Una sera come tante eravamo seduti nella stanza della segreteria e discutevamo di biscotti. Tonino Dell’Aversano, allora Segretario, ci erudiva su come farli e ci preparava all’assaggio di quelli che la madre stava infornando, non prima di aver aggiustato lo sciacquone del bagno della sezione, cosa che andò a fare mentre il dibattito sui biscotti continuava, vi prego di non sottovalutare il valore culturale di quella discussione interrotta quasi tragicamente.
D’improvviso sentimmo urlare il compianto Enzo Napolitano che correndo verso la segreteria intimava a qualcuno di buttar via qualcosa. Entrò precipitosamente e provò a chiudere la porta con energia ma un braccio armato di pistola riuscì ad inserirsi e nonostante Enzo lo costringesse sparò verso di noi, fortunatamente si attivò in strada una sirena,era l’allarme di una macchina, che spaventò gli aggressori che scapparono. Fu allora che mi accorsi di essere stato colpito al braccio, mentre Tonino di ritorno dal bagno ci rimproverava per il troppo casino non avendo visto l’accaduto. Di corsa all’ospedale vicino e poi in questura. Umberto Ranieri e Berardino Impegno vennero in questura, Ranieri mi diede un pizzicotto sulla guancia e una carezza mentre il commissario ci comunicava che avremmo fatto notte perché c’era una rivendicazione di “ordine nuovo”.
Quello che accadde nei giorni successivi e una sequela di pacche sulla spalla, un piccolo comizio di protesta e la mia partecipazione alla scuola di partito. Ma il comizio è da raccontare: un palchetto sul marciapiede di fronte alla sezione, relatori la vittima, io,, e Carlo Fermariello. Provate ad immaginare quanto fossi emozionato, non avevo idea di come si sta su un simile palco e mi ero preparato dei fogli da leggere. Inizio a leggere, Fermariello a fretta e da dietro mi sollecita a fare presto con fastidiosa insistenza, io balbetto, i compagni comprensivi applaudono. Non sapevo come andare avanti, per fortuna arrivò il vento che portò via tutti i foglietti che avevo in mano, guardai i compagni, mi scusai con loro con una smorfia e diedi la parola a Fermariello appena terminate le loro risate. Se penso alla radio e ai giornali di quei giorni, ai commenti e alle letture fantasiose dell’accaduto, penso a quanto fossero lontani dal vero e quanto dovesse sembrar loro impossibile credere che il danno più grosso che quell’attentato aveva prodotto era stato il non aver avuto il piacere di assaggiare i biscotti di Tonino.

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