giovedì 17 novembre 2011

da Filippo Veltri

QUEL COMITATO FEDERALE DI COSENZA

Le riunioni del Comitato Federale del Pci di Cosenza si svolgevano, negli anni ’70, nel salone della Federazione, al quarto piano di un condominio di Corso Mazzini, la strada principale della citta’. All’inizio di Corso Mazzini, per la precisione, vicinissimo alla sede del Comune. Si saliva e si scendeva da quel quarto piano per un caffe’, bere alla fontana pubblica (la ‘fontana di giugno’) , farsi quattro passi. Si fumava invece tranquillamente ed ovviamente dentro i locali della Federazione, che diventavano delle vere e proprie fumerie. Quella riunione della primavera del 1978, fine maggio, comincio’ assai tardi, verso le 7 di sera e duro’ praticamente tutta la notte. Si discuteva su come cambiare linea ma anche segretario nei confronti del terrorismo, dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, ma soprattutto dopo mesi e mesi di polemiche interne, un anno prima di quel clamoroso blitz dei carabinieri del generale Dalla Chiesa del giugno 1979 all’Universita’ della Calabria, dove secondo loro si annidavano alcuni professori ‘cattivi maestri’.
Il Pci su quel problema della lotta al terrorismo a Cosenza si era, per anni, diviso drammaticamente, tra la linea del segretario provinciale Giuseppe Pierino e quella del segretario regionale Franco Ambrogio. Oggi li potremmo definire il primo un garantista e il secondo un giustizialista. Ma non era cosi’: allora tutta la linea nazionale del Pci era giustizialista non nell’accezione odierna. Stiamo parlando dei giorni precedenti e successivi al caso Moro. Quella sera venne Anselmo Gouthier, della segreteria nazionale, ma erano gia’ passati da quelle stanze Walter Vitali, Gerardo Chiaromonte, Achille Occhetto (faccio solo tre nomi) per cercare di far virare il partito locale sulla linea nazionale. Ad un certo punto era stata sciolta anche la sezione universitaria, la Cgil di ateneo commissariata. Una situazione drammatica ed esplosiva.
Quella sera faceva gia’ caldo, le finestre e il balcone erano ovviamente aperti e da sotto tutti sentivano quello che accadeva dentro la sede del Pci. Gouthier in camicia a maniche corte fumava e sudava. Bisognava tagliare un nodo, togliere un segretario provinciale. Lui, Gouthier, introdusse e poi concluse anche. Alla fine parlo’: erano le tre del mattino e da li’ non si era mosso nessuno. Un centinaio di persone, una cinquantina di interventi. Alla fine passo’ ovviamente la linea di Gouthier, del Pci nazionale cioe’: parlo’ di un ‘’granello di sabbia’’ che si era messo nel meccanismo. Cioe’, tradotto in italiano, Pierino fu messo alla porta. Venne eletto segretario di Federazione Giannetto Speranza, che ora e’ di Sel e fa il sindaco di Lamezia Terme. Pierino poi divenne deputato un anno dopo, alle prime elezioni politiche disponibili. Non si lasciava per strada nessuno. O meglio: pochi.
Alle 4 del mattino non c’era un ristorante aperto dove portare la delegazione romana. Ma Gouthier – un altoatesino - non ando’ nemmeno in albergo. Saluto’ tutti con la giacca sulle spalle, la sigaretta al lato della bocca e insieme al segretario provinciale che aveva appena defenestrato se ne ando’ alla stazione per prendere il treno. Alle 2 aveva una riunione della segreteria nazionale a Botteghe Oscure. Allora funzionava cosi’. Bene e male. Oggi non lo so.

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